La minipiscina Playa: un aiuto nella terapia comportamentale dei bambini
Una minipiscina Playa come aiuto nella terapia comportamentale dei bambini
L’acqua è l’elemento per eccellenza che ci riporta tutti, grandi e piccini, a sensazioni ancestrali di benessere e calma.
Oltre all’aspetto ludico e decorativo, oggi andiamo a scoprirne anche l’importanza sul piano della riabilitazione psicomotoria e cognitivo-comportamentale in età evolutiva. Ce ne parlano la Dottoressa Sandra Falzone e la Dottoressa Francesca Martini del Centro CERAL di Civita Castellana, in provincia di Viterbo, che da oltre 30 anni si occupa di diagnosi ed intervento sui disturbi, sia in età evolutiva che adulta, avvalendosi di un’equipe multidisciplinare, costituita da Psicologi, Psicoterapeuti, Logopedisti e Terapisti della Neuropsicomotricità.
Anche loro l’estate scorsa hanno scelto una minipiscina: non solo per divertimento, ma anche e soprattutto come supporto per le attività di riabilitazione neuro psicomotoria.
Dott.ssa Falzone, parliamo dell’acqua. Che uso e che importanza ha nella vostra realtà?
L’attività nella minipiscina è un elemento importantissimo nelle nostre sedute per la cura dei disturbi di ansia, fobia ed anche nei percorsi di desensibilizzazione sensoriale e per i disturbi dello spettro autistico.
Inoltre è un prezioso alleato nelle terapie dei disturbi neuromotori, paralisi cerebrale, distrofie, di cui si occupa la Dottoressa Martini.
In che modo l’attività in acqua è tanto importante?
L’acqua crea un contatto epidermico, avvolgente, in uno spazio circoscritto. L’attività in acqua stimola quindi la sensorialità e favorisce l’interazione sociale e reciproca, soprattutto per i bambini affetti da disturbi dello spettro autistico. Stimolando l’attenzione cognitiva, aiuta questi bambini a far convergere l’interesse su un unico obbiettivo. Inoltre andiamo a lavorare anche sulla capacità di rispettare una turnazione: sembra banale, ma giocando per esempio con una palla che i bambini devono andare a prendere in piscina, imparano a seguire i turni indicati dall’adulto in un contesto facilitato dalla presenza dell’acqua.
Essere in piscina con i bambini favorisce inoltre anche il contatto epidermico, che in molti casi è invece un ostacolo: avvicinarsi per giocare, appoggiarsi, abbracciarsi o aggrapparsi se si scivola sono occasioni più frequenti in acqua e che vengono gestite in modo più spontaneo e semplice rispetto alle situazioni quotidiane.
Infine, ma non meno importante, per i bambini che soffrono di ansia o fobie legate all’acqua procediamo esponendoli più o meno gradualmente all’acqua per sfruttare il ‘meccanismo per abituazione’, che è un adattamento fisiologico all’elemento che causa ansia o paura, creando contesti anche molto
invalidanti…
Ci spieghi meglio.
Non dobbiamo pensare solo alla paura dell’acqua come difficoltà ad entrare in piscina o al mare. In alcuni casi questa fobia rende impossibile anche svolgere attività quotidiane, come ad esempio lavarsi: alcuni genitori, ad esempio, non riescono nemmeno a fare la doccia ai figli. La nostra terapia quindi prevede un percorso di desensibilizzazione più o meno graduale, che permette quindi al bambino di imparare a gestire questa fobia.
Dottoressa Martini, in ambito invece di psicomotricità invece, quali sono i vantaggi della terapia in acqua.
In questo ambito ricorriamo all’attività in minipiscina per intervenire sui disturbi neuromotori, in casi di paralisi cerebrale, distrofie. Come detto dalla collega, l’acqua avvolge e contiene, restituendo subito sensazioni ataviche di piacere e coinvolgimento, di distensione e di coccola.
Per i bambini affetti da disturbi neuromotori, l’acqua offre subito un sollievo proprio perché permette il rilassamento muscolare e quindi facilita una postura più corretta; stare immersi in acqua permette un’ampiezza di movimenti che all’esterno risultano più difficili e dolorosi. Non dimentichiamo poi che la possibilità di avere l’acqua riscaldata in queste minipiscine certamente aiuta ulteriormente ad alleviare i dolori, dovuti all’ipertono muscolare.
Un altro aspetto da non trascurare è che l’acqua aiuta moltissimo laddove ci siano problemi di instabilità, in quanto se il bambino scivola e cade, non si fa male.
Dottoressa Falzone e Martini, nelle vostre attività sopra descritte, che tipo di piscina utilizzate?
Utilizziamo una minipiscina Playa 3 di Laghetto , scelta perché l’altezza dell’acqua ci permette di lavorare in sicurezza con i bambini, e permette a loro di imparare a misurarsi con questo elemento in un contesto vicino alle loro esigenze, senza braccioli o salvagente e quindi in maggiore autonomia.
Le sue dimensioni sono tali per cui si crea un ambiente circoscritto ma sufficientemente ampio da permettere di entrare insieme a 3 – 4 bambini e giocare con loro. Inoltre il riscaldatore permette di utilizzarla più a lungo e di ottimizzare i risultate dove serve una terapia con acqua temperata.